Con sindrome di alienazione genitoriale o parentale (PAS, Parental Alienation Syndrome) si
intende "un disordine che insorge primariamente nel contesto di conflitti sulla custodia dei bambini.
La sua principale manifestazione è la campagna denigratoria di un bambino contro un genitore,
campagna che non ha giustificazione. Il disordine risulta dalla combinazione di indottrinamento dal
genitore alienante e i contributi propri del bambino allo svilimento del genitore alienato" (Gardner,
1985 ). [2] Una dicitura nella sostanza equivalente è disturbo di alienazione genitoriale o parentale
(Parental Alienation Disorder, PAD), che indica la stessa situazione del bambino ma senza fare
riferimento al concorso attivo di un genitore alienante.
La PAS è stata esplicitamente descritta per la prima volta nel 1985 dallo psichiatra infantile
statunitense Richard Alan Gardner ( 1931 - 2003 ), [3] che ne ha coniato anche l'espressione, ed è stata
riconosciuta da centinaia di studi accademici e decine di pronunciamenti giuridici relativi
all'affidamento dei figli. Numerose sono state anche le critiche, secondo le quali l'alienazione
parentale può essere un'arma in mano a genitori abusanti per garantirsi la custodia dei figli abusati.
Non è inclusa nell'attuale versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-
IV-TR, 2000 ) dell'APA (Associazione Psichiatrica Americana). L'imminente DSM-5 (atteso per il
2013) sta vagliando la possibilità di inserire il PAD tra i disturbi mentali ( online ), cosa che
permetterebbe di ufficializzarne la diagnosi.
Definizione
Nella proposta originaria di Gardner (1985), la PAS è intesa come "un disordine che insorge
primariamente nel contesto di conflitti sulla custodia dei bambini. La sua principale manifestazione
è la campagna denigratoria di un bambino contro un genitore, campagna che non ha giustificazione.
Il disordine risulta dalla combinazione di indottrinamento dal genitore alienante e i contributi propri
del bambino allo svilimento del genitore alienato". [4] La sostanza del concetto, seppure con
un'etichetta diversa, è ripresa dallo psichiatra forense statunitense William Bernet (n. 1941), per il
quale "l'alienazione parentale è una condizione mentale nella quale un bambino - i cui genitori sono
solitamente impegnati in un divorzio altamente conflittuale - si allea fortemente con un genitore (il
genitore preferito) e rifiuta la relazione con l'altro genitore (il genitore alienato) senza
giustificazione legittima" (id., 2010: xvii; 3).
Lo stesso Bernet (2010: 3-5), che lamenta di essere stato frainteso da altri studiosi, fornisce alcuni
chiarimenti terminologici. Nella sua proposta:
"alienazione parentale" (Parental Alienation) indica appunto "la forte alleanza di un bambino con un
genitore e il rifiuto di una relazione con l'altro genitore senza giustificazione legittima";
"sindrome di alienazione parentale" (Parental Alienation Syndrome, PAS) è un sottoinsieme
dell'alienazione parentale, che si presenta allorquando il rifiuto del bambino di un genitore è
attivamente influenzato dall'altro ex-coniuge; [5]
"disturbo di alienazione parentale" (Parental Alienation Disorder, PAD), indica la situazione
relazionale disfunzionale del bambino che sperimenta l'alienazione parentale indipendentemente dal
contesto, cioè con o senza intervento manipolatorio di un genitore sul bambino contro l'altro
genitore.
Bernet (2008: 356-357) segnala altre espressioni, diverse dalla PAS proposta da Gardner e dal PAD
da lui proposto, che rimandano comunque alla stessa situazione disfunzionale: "alienazione
parentale" (parental alienation, senza "sindrome", Garrity e Baris, 1994: 66); "alienazione del
figlio" (child alienation, Kelly e Johnston, 2001: 251); "allineamento patologico" (pathological
alignments, Johnston, 1993); "rifiuto di visita" (visitation refusal, Wallerstein e Kelly, 1980);
"alienazione patologica" (pathological alienation, Warshak, 2003b); "genitore nocivo" (toxic
parent, Cartwright, 1993).
Caratteristiche (Gardner)
Gardner (1992) [6] ha inizialmente individuato nel bambino 8 sintomi caratteristici della PAS, e in
seguito (Gardner, 1998) [7] ha identificato altri 4 sintomi (in corsivo nella tabella), per un totale di 12.
A seconda dell'intensità dei sintomi la PAS può presentarsi come lieve, moderata o grave.
Caratteristiche Lieve Moderata Severa
Campagna di denigrazione minima moderata elevata
Razionalizzazioni deboli,
superficiali e assurde per
giustificare il biasimo
minima moderata multiple razionalizzazioni
assurde
Mancanza di ambivalenza [8] ambivalenza
normale
nessuna ambivalenza nessuna ambivalenza
Fenomeno del "pensatore
indipendente" [9]
abitualmente
assente
presente presente
Appoggio automatico al
genitore "amato" e
alienante nel conflitto
genitoriale
minimo presente presente
Assenza di senso di colpa
per la crudeltà e/o
l'insensibilità verso il
genitore alienato
senso di colpa
normale
senso di colpa da
minimo a assente
senso di colpa assente
Presenza di scenari presi a
prestito [10]
minimi presenti presenti
Estensione dell'ostilità alla
famiglia allargata del
genitore odiato
minima presente elevata, spesso fanatica
Difficoltà di transizione al
momento delle visite
abitualmente
assenti
moderate elevate o incontro
impossibile
Comportamento durante le
visite presso il genitore
alienato
buono occasionalmente
antagonistico o
provocatorio
nessun incontro o
comportamento distruttivo
ed incessantemente
provocatorio durante tutto
l'incontro
Legame con il genitore
alienante
solido, sano solido, da lievemente
a moderatamente
patologico
gravemente patologico,
spesso legame paranoide
Legame con il genitore
alienato (prima che
intervenisse il processo di
alienazione)
solido, sano o
minimamente
patologico
solido, sano o
minimamente
patologico
solido, sano o minimamente
patologico
Caratteristiche (Bernet)
Lo psichiatra William Bernet ha di fatto raccolto l'eredità di Gardner portando avanti le sue
ricerche, preferendo però l'uso dell'espressione PAD (invece di PAS) e non vincolando la presenza
del disturbo all'attività denigratoria di un genitore. Nella sua proposta di inserimento del PAD nel
DSM-5, Bernet (2008) [11] suggerisce un quadro diagnostico che riprende (spesso parola per parola)
gli 8 sintomi già descritti da Gardner (1992), tralasciando gli altri 4 proposti successivamente
(Gardner, 1998):
« Criteri per il Disturbo di alienazione parentale
A. Il bambino - i cui genitori sono solitamente impegnati in un divorzio altamente
conflittuale - si allea fortemente con un genitore e rifiuta persistentemente la relazione con
l'altro genitore alienato, senza giustificazione legittima. Il bambino resiste o rifiuta il
tempo di visita o di custodia parentela col genitore alienato.
B. Il bambino manifesta i seguenti comportamenti:
o 1. persistente rifiuto o denigrazione di un genitore che raggiunge il livello di una
campagna;
o 2. razionalizzazioni deboli, superficiali e assurde per la critica persistente al genitore
rifiutato
C. Il bambino manifesta due dei sei seguenti atteggiamenti e comportamenti:
o 1. mancanza di ambivalenza;
o 2. fenomeno del pensatore indipendente;
o 3. appoggio automatico a un genitore contro un altro;
o 4. assenza di senso di colpa verso il genitore rifiutato;
o 5. presenza di scenari presi a prestito;
o 6. estensione dell'ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato.
D. La durata del disturbo è almeno 2 mesi.
E. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del
funzionamento sociale, scolastico, lavorativo o di altre aree importanti.
F. Il bambino rifiuto di avere visite al genitore rigettato senza legittima giustificazione.
Cioè, il disturbo di alienazione parentale non è diagnosticato se il genitore rifiutato
maltratta il bambino. »
Diagnosi differenziale
Precisazione importante avanzata da Gardner, Bernet e dagli altri studiosi che si sono occupati
dell'alienazione parentale, è che l'astio del bambino sia ingiustificato: non si ha alienazione
parentale quando il genitore odiato p.es. ha compiuto abusi sul bambino, essendo giustificato in tal
caso l'astio del bambino e/o la campagna denigratoria dell'altro genitore. Va quindi tracciato un
ideale continuum che, prescindendo dalle normali simpatie o antipatie che un figlio può
preferenzialmente mostrare verso un genitore, a un estremo ha le situazioni di reali abusi, dove
l'astio è giustificato, e all'altro estremo ha le situazioni di alienazione parentale, dove l'astio non è
giustificato (cf. anche Gulotta et al., 2008: 5).
Lund (1995) [12] identifica diverse dinamiche, normali e disfunzionali, che vanno tenute in
considerazione allorquando si intende diagnosticare l'alienazione parentale:
normali problemi di sviluppo del figlio conseguenti a separazione o divorzio;
deficit nelle capacità del genitore privo di custodia. Per decenni la prassi in tutti gli ordinamenti
giuridici era l'affido alla madre, e in tali casi, durante le visite dei figli al padre, questi possono non
avere la stessa abilità e attenzione delle madri nel gestire i bisogni e le necessità dei figli;
comportamento oppositivo verso i genitori, tipico di preadolescenti e adolescenti;
famiglie divorziate altamente conflittuali;
problemi gravi ma senza abusi, p.es. nei casi di un genitore alcolizzato, psicotico, eccessivamente
severo;
abusi infantili, presenti in famiglie intatte e separate.
Eccetto l'ultimo contesto, per il quale non si può parlare di alienazione parentale, in tutti gli altri
casi il rifiuto di un genitore può degenerare in una situazione di alienazione.
Diffusione
Secondo Bernet (2008: 356), l'alienazione parentale può essere presente più nelle situazioni di
dispute di affidamento altamente conflittuali, che non nelle comuni situazioni di divorzio
famigliare, e anche in queste situazioni di alto conflitto riguardano solo una parte dei figli. Johnston
(1993) in California ha trovato un "forte allineamento" del figlio con un genitore e il rifiuto con
l'altro nel 7% dei casi di dispute in uno studio, 27% in un secondo studio. Kopetski (1998) ha
riscontrato la PAS nel 20% di dispute sulle custodie in Colorado, Nicholas (1997) nel 33%, Berns
(2001) 29% in Australia.
Bernet conclude che "circa il 25% dei figli coinvolti in dispute di custodia sviluppano il PAD", che
negli USA corrisponde a circa 200.000 bambini.
Conseguenze
Oltre alle 8 caratteristiche dell'alienazione parentale descritte da Gardner e accettate dagli studiosi
successivi, che sono di per sé anormali e disfunzionali nei bambini, altri ricercatori hanno
evidenziato altre conseguenze negative nel medio e lungo periodo. Tali conseguenze sono in parte
comuni ai traumi che il divorzio causa sui figli .
Kopetski (1998) [13] esaminando circa 600 casi di affidamento in Colorado tra 1975 e 1995, ha
rilevato:
attaccamento insicuro e ansioso verso il genitore alienante, oltre che fobia verso quello alienato;
anomala ansia da separazione quando si è da tempo superata l'età in cui è normale;
stress, disturbi del sonno, regressione nel controllo delle funzioni corporee, mancanza di controllo
degli impulsi;
disorganizzazione, scarso rendimento scolastico, isolamento sociale, alterazione dell'umore;
emancipazione prematura, rigidità e insolenza, scarsa empatia;
esame di realtà disturbato.
Lowenstein (1998) [14] esaminando le conseguenze di 60 casi di alienazione in Inghilterra, ha trovato:
confusione: frustrazione e mancanza di sapere in cosa credere;
diventare alienato verso un genitore;
fallire nello sviluppo educativo e vocazionale;
diventare estraniato e depresso, avere disturbi del sonno, regressione, sviluppare intenti suicidi,
comportamento ossessivo compulsivo, enuresi (pipì a letto), ansia, sogni ad occhi aperti, disordini
psicosomatici ecc.
rivolgersi ai nonni (o ad altri) per avere stabilità;
problemi d'identità sessuale;
mancanza di controllo impulsivo contro fratello o a scuola;
assenteismo e calo del rendimento scolastico;
rivoltarsi contro il genitore alienatore;
in alcuni casi (4 su 60), acquisire maggiore autonomia.
Baker (2005), [15] esaminando 38 adulti, ha riscontrato una maggiore propensione a:
bassa autostima;
depressione;
abuso di droga e alcol;
mancanza di fiducia;
alienazione dai propri figli;
divorzio;
altro: in alcuni casi e con minore intensità degli altri effetti, sono stati riscontrati problemi d'identità,
sensazione di mancanza di radici, scelta di non avere figli per timore di essere rigettati, basso
successo (scolastico o lavorativo), ira e amarezza per non aver passato tempo col genitore alienato.
Fidler et al. (2008), [16] esaminando più di 40 articoli pubblicati tra il 1991 e il 2007, rileva come i
bambini alienati possono esibire diversi sintomi come:
carente esame della realtà;
operazioni cognitive illogiche;
semplicistica e distorta elaborazione dell'informazione;
percezioni interpersonali inaccurate o distorte;
odio di sé;
altre attitudini e comportamenti maladattivi.
Possibili trattamenti
La maggior parte dei contributi degli studiosi riguardano la fase di riconoscimento e descrizione del
fenomeno. Vi sono comunque ricercatori che hanno testato metodi di trattamento dei minori
finalizzati a rendere possibile l'avvio di una normale relazione tra il minore e il genitore rifiutato
anche nei casi di alienazione grave.
Un metodo è il programma Family Bridges elaborato da Warshak et al. [17] Si tratta di un programma
di formazione che utilizza gli strumenti delle scienze sociali per aiutare bambini e adolescenti
gravemente alienati a dare corso alle decisioni del tribunale che li colloca presso il genitore
rifiutato. In sostanza è un periodo della durata di circa 3 o 4 giorni che il minore deve passare
insieme con il genitore rifiutato in un villaggio vacanze o altra struttura attrezzata in modo adatto.
Nel corso della vacanza il minore e il genitore partecipano insieme a varie iniziative formative in
cui vengono presentati alcuni semplici concetti di psicologia applicata. Nella prima fase si
affrontano i temi delle relazioni genitori-figlio, dell'effetto della pressione sociale del gruppo e i
paradossi della percezione. Vengono presentati anche dei video che illustrano gli stessi concetti con
apposite scenette. Altre fasi del programma prevedono di affrontare direttamente la tematica del
divorzio e della risoluzione dei conflitti. Secondo i ricercatori, l'efficacia del corso è stata verificata
in 22 su 23 minori, che avevano riattivato una positiva relazione con il genitore rifiutato.
Un metodo simile a quello di Warshak è stato elaborato in modo indipendente da Sullivan, Ward e
Deutsch. [18] Il programma Overcoming Barriers è basato sulla formula della vacanza e la principale
differenza rispetto al programma Family Bridges è che prevede la partecipazione di ambedue i
genitori assieme al minore. Questo implica che il programma si può applicare solo ai casi in cui il
genitore favorito collabora e quindi in genere l'alienazione del minore è di grado lieve o medio.
Craig Childress, uno psicologo che opera a Pasadena in California, ha elaborato un metodo di
trattamento dell'alienazione genitoriale basato su una teoria che non classifica l'alienazione
genitoriale come disturbo psicologico autonomo. [19] Childress propone di inquadrare il fenomeno in
alcune figure già comprese nel manuale diagnostico DSM come patologia psichiatrica del genitore
alienante che viene trasmessa al minore alienato. Childress ritiene che la causa prima del problema
vada cercata in una relazione patologica instaurata nell'infanzia dal genitore alienante con uno dei
suoi genitori. Il rimedio proposto da Childress viene definito Strategic-Beahvioural-System
Intervention e mira a modificare il significato del comportamento del minore per permettergli di
sviluppare una positiva relazione con il genitore rifiutato senza "tradire" l'alleanza e il senso di
lealtà con il genitore alienante. La chiave è la ridefinizione degli assetti di potere della situazione
(interpretata nello schema concettuale del Family System). La ridefinizione consiste nel subordinare
l'ampiezza dei tempi che il minore potrà trascorrere con il genitore alienante alla sua disponibilità
ad assumere atteggiamenti migliori nei confronti del genitore rifiutato. In questo modo il minore si
sentirà "scusato" per il suo "tradimento" dell'alleanza con il genitore favorito, perché il suo
comportamento con il genitore rifiutato sarà ridefinito come passaggio obbligato opportunistico per
ricongiungersi con il genitore favorito.
Edward M. Stephens ha messo a punto un trattamento per i minori vittime di alienazione genitoriale
di grado grave che viene effettuato presso il Rye Hospital, una struttura accreditata presso lo Stato d
New York. [20] Dopo che una accurata diagnosi ha accertato la vera natura dei problemi del minore, lo
staff del centro prende in carico il caso che viene trattato concentrandosi soprattutto sui sentimenti
del minore nei confronti del genitore rifiutato e nei confronti del genitore alienante. Il minore viene
educato ad una sana esperienza di attaccamento per superare la distorsione indotta dall'alienazione.
Quando possibile vengono effettuate sessioni di gruppo con altri minori alienati. Il trattamento
viene progettato su misura in modo da adattarsi ai singoli casi, che vengono seguiti anche dopo il
rientro del minore presso la famiglia.
Storia
L'alienazione parentale, ben prima della sistematica trattazione fornita da Gardner negli anni '80, è
attestata in procedimenti giuridici a partire almeno dagli anni 1820, e compare nella letteratura
scientifica sulla salute mentale a partire dagli anni 1940.
In ambito legale, secondo Bernet et al. (2010: 18) la prima disputa legale che presenta le dinamiche
dell'alienazione parentale risale al 1818 (Westmeath vs. Westmeath). George Nugent, marchese di
Westmeath, con sua moglie Emily Cecil aveva generato nel 1814 la figlia Rosa. Il marchese
picchiava la moglie e la tradiva, e i genitori si erano separati con l'accordo che la figlia sarebbe stata
affidata alla madre. Però dopo una visita della figlia il padre si rifiutò di restituirla alla moglie e la
inviò presso il duca di Buckingham, suo amico, vietandone gli incontri con la madre. Nel frattempo
il padre e il duca attuarono nella figlia una campagna di diffamazione contro la madre, e quando a
11 anni la figlia incontrò la madre si rifiutò di baciarla e stringerle le mano, dicendo: "Papà e il duca
di Buckingham mi hanno fatto capire che tipo di donna sei. Non voglio mai più vedere la tua
faccia".
In epoca contemporanea, prima di conoscere la teoria di Gardner, Kopetski (1998 a b; 2006)
esaminando 413 sentenze del Colorado tra il 1976-1990 aveva identificato 84 casi di grave
alienazione. [21] Sempre indipendentemente da Gardner, uno studio del 1991 sponsorizzato dalla
American Bar Association (associazione volontaria di professionisti legali, con circa 410.000
aderenti) e dall'esplicativo titolo "Bambini tenuti in ostaggio: trattare bambini programmati e con
lavaggio del cervello", ha descritto gli esiti negativi dell'alienazione parentale sulla base dell'esame
di 700 famiglie tra gli anni '70 e '80. [22] Johnston (1993) [23] ha esaminato 140 casi di dispute di affido
tra il 1982-90 nella zona di San Francisco, e in alcuni casi ha rilevato che "il bambino in maniera
consistente denigra e rigetta l'altro genitore. Spesso questo era accompagnato da un fermo rifiuto a
visitare, comunicare o avere qualcosa a che fare col genitore rifiutato"
In ambito accademico, nel 1949 Wilhelm Reich ha affermato che alcuni genitori divorziati
difendono il proprio narcisismo ferito combattendo per la custodia del figlio e diffamando l'ex-
coniuge. Questi genitori cercano "vendetta sul partner privandolo del piacere di avere un figlio [...]
Per alienare il figlio dal partner, viene raccontato che il partner è un alcolizzato o uno psicotico,
senza che in queste affermazioni ci sia qualche verità" (id., 1949: 265). [24] Nel 1953 Louise Despert
parla della tentazione di un genitore di "rompere" l'amore del figlio verso l'altro genitore (id., 1953:
52). [25] Nel 1980 Wallerstein e Kelly descrivono l'alleanza che si può instaurare tra un genitore
divorziato e un figlio che "sono alleati di battaglia fedeli e validi nel danneggiare e punire l'altro
genitore. Non raramente, si rivoltano contro il genitore che hanno amato e al quale sono stati molto
vicini prima della separazione coniugale" (id., 1980: 77). [26] Sulla stessa linea è anche Wallerstein e
Blakeslee (1989): "Una donna tradita da suo marito si oppone profondamente al fatto che suo figlio
lo debba visitare ogni weekend [...]. Non può impedire le visite, ma può piantare i semi del dubbio
('non fidarti di tuo padre') nella mente del figlio, e così punisce il suo ex-marito tramite il figlio [...].
I padri a loro volta convincono i figli o le figlie che la madre è depravata e pericolosa" (id.: 197).
È la riflessione di Gardner che a partire 1985 tenta di sistematizzare il concetto di alienazione
genitoriale sotto l'etichetta di PAS. Lo psichiatra infantile, oltre a interviste e articoli divulgativi, ha
dedicato diversi articoli accademici e monografie alla PAS che lo rendono di fatto pioniere
dell'alienazione genitoriale (cf. bibliografia). La trattazione di Gardner più completa ed esaustiva,
redatta con l'ausilio di 30 esperti di salute mentale, è The International Handbook of Parental
Alienation Syndrome, pubblicata nel 2006 dopo il suo suicidio.
In contemporanea alle pubblicazioni di Gardner altri studiosi hanno iniziato a compiere ricerche
sull'alienazione parentale. In particolare Bernet ha di fatto raccolto l'eredità di Gardner, proponendo
anche l'introduzione del PAD nel DSM-5. Bernet (2010) nella bibliografia elenca circa 600 studi
prodotti da ricercatori di diverse nazioni che hanno accolto e riconosciuto come valido il costrutto
teorico di alienazione parentale.
Critiche
Il concetto di alienazione parentale, in particolare inteso come PAS nella proposta di Gardner, è
stato criticato da diversi studi. In particolare cf. Wood (1994); [27] Faller (1998); [28] Bruch (2001); [29]
Ragland e Fields (2003); [30] Emery (2005); [31] Hoult (2006); [32] Escudero et al. (2008); [33] Vaccaro e
Barea (2009); [34] Meier (2009). [35]
Una critica comune e ricorrente vede l'alienazione parentale come un fenomeno inesistente, privo di
adeguato riscontro nella realtà clinica e giudiziaria. Una posizione critica più moderata lo vede
come effettivamente esistente, ma raro e marginale nelle dispute di custodia.
Una critica, che suona come un'argomentazione ad personam, vede in alcune frasi di Gardner un
atteggiamento minimizzante nei confronti degli abusi su minori, in particolare di tipo pedofelico . Lo
psichiatra si è difeso da questa accusa, particolarmente infamante, affermando: "Considero la
pedofilia un disturbo psichiatrico, un abominevole sfruttamento dei bambini. Non ho mai sostenuto
un pedofilo in una richiesta di custodia di bambini [...]. Inoltre considero coloro che compiono
questi atti come sfruttatori di vittime innocenti, con poca o nessuna sensibilità nei confronti dei
potenziali effetti dei loro comportamenti sulle loro vittime. Molti sono psicopatici [...]. Credo che la
pedofilia sia una cosa malvagia per la società". [36]
L'alienazione parentale è stata ed è osteggiata in particolare da movimenti femministi, che la
ritengono come lesiva nelle capacità di accudimento delle madri divorziate. In effetti nelle prime
opere di Gardner l'alienatore, colpevole della campagna di denigrazione verso l'altro coniuge, era
principalmente identificato con la madre. Questo va contestualizzato nella situazione di affidamento
che è stata la norma per molti decenni, dove nella separazione il figlio veniva affidato
prevalentemente alla madre, con visite occasionali al padre.
Un pericolo, riconosciuto come tale anche da sostenitori dell'alienazione parentale, è che l'abuso di
questa diagnosi si dimostri come una potenziale arma del genitore effettivamente abusante, con la
quale può difendersi dalle accuse di abusi e garantirsi la custodia del figlio abusato.
Bernet et al. hanno proposto 20 motivi in risposta a queste accuse.
Parere di enti accademici
Nel 1994 la American Psychological Association (APA) ha pubblicato le Guidelines for Child
Custody Evaluations in Divorce Proceedings ("Linee guida per la valutazione dell'affidamento del
figlio nei processi di divorzio"). Il testo non parla esplicitamente dell'alienazione parentale, ma
afferma che va tenuto conto della "valutazione dell'interazione tra ogni adulto e il figlio" (n. 3), e
nella allegata Pertinent Literature (bibliografia pertinente) include tre testi di Gardner. [38]
Nel 1996 una commissione dell'APA (The American Psychological Association Presidential Task
Force on Violence And The Family) ha pubblicato un documento ("Issues and Dilemmas in Family
Violence") che al punto 5 ( online ), relativo all'affidamento dei figli in situazioni di separazione
conseguenti a relazioni con abusi, afferma: "Talvolta il padre tenta di alienare il figlio dalla madre
usando denaro o altri allettamenti, commenti negativi, o limitato accesso al telefono durante la
permanenza (del figlio) con lui. Altre volte i padri possono minacciare o rapire il figlio per punire la
madre di averlo lasciato, o per tentare di costringerla a tornare". Aggiunge: "Gli psicologi valutatori
che minimizzano l'importanza della violenza contro la madre, o dichiarano patologica la sua
risposta ad essa, possono accusarla di alienare il bambino dal padre e possono raccomandare la
custodia al padre nonostante la sua violenza. Alcuni professionisti ritengono che le accuse di abusi
fisici o sessuali dei bambini che insorgono durante il divorzio o le dispute di affidamento sono
verosimilmente false, ma ad oggi la ricerca empirica non mostra un aumento di false accuse in
questo momento". La commissione dunque non nega di per sé l'esistenza dell'alienazione
genitoriale, e afferma anzi che "talvolta" il padre può tentare di alienare il figlio dalla madre.
Nel 1997 la American Academy of Child and Adolescent Psychiatry (AACAP) ha pubblicato il
documento Practice Parameters for Child Custody Evaluations ("Parametri pratici per le
valutazioni dell'affidamento del figlio", online ), dedicando un breve paragrafo all'alienazione
parentale, "che alcuni hanno chiamato sindrome, mentre altri hanno rifiutato tale specificazione".
Nonostante l'implicita allusione, Gardner non viene esplicitamente citato nel documento né nella
bibliografia.
Il 20 ottobre 2005 il networkìì statunitense PBS ha mandato in onda un documentario (Breaking the
Silence: Children’s Stories) nel quale era intervistata la docente di legge clinica Joan Meier, che
affermava che la PAS "è stata completamente demolita dalla American Psychological Association".
A questa affermazione ha risposto Rhea K. Farberman, direttrice dell'ufficio comunicazione
dell'APA: "La American Psychological Association non ha una posizione ufficiale, pro o contro,
sulla sindrome di alienazione parentale. Il press release della Connecticut Public Television [co-
produttrice del documentario] non è corretto". [39]
Un breve pronunciamento dell'APA del 1° gennaio 2008 (Statement on Parental Alienation
Syndrome, online ) è dedicato alla PAS: "La American Psychological Association (APA) ritiene che
tutti i professionisti della salute mentale, come anche gli ufficiali delle forze dell'ordine e delle corti
devono considerare seriamente qualsiasi denuncia di violenza domestica nei casi di divorzio e di
affidamento dei figli. Nel 1996 la APA Presidential Task Force on Violence and the Family ha
notato la mancanza di dati a supporto della cosiddetta 'sindrome di alienazione parentale', e ha
sollevato dubbi circa l'uso del termine. Comunque non abbiamo una posizione ufficiale sulla
supposta sindrome". La preoccupazione precipua dell'APA è dunque quella di un uso distorto e
"leggero" del concetto di PAS, che può sortire il nocivo risultato di garantire visite e affidamento di
un figlio a un genitore effettivamente abusante o pedofilo.
Il Consejo General de Colegios Oficiales de Psicólogos de España (cioè l'Ordine nazionale degli
psicologi spagnoli, che conta circa 45.000 soci), in un comunicato del 18 giugno 2008 ( online ), ha
riconosciuto la PAS: "Vogliamo avallare la convenienza dell'analisi della problematica conosciuta
come Sindrome di Alienazione Parentale nella valutazione psicologica, tanto nell'ambito forense del
diritto della famiglia, come in altri ambiti correlati. I ricercatori e gli psicologi mostrano grande
consenso nel considerarla come un'alterazione cognitiva, comportamentale e emozionale [...] Come
tutte le proposte scientifiche e professionali è soggetta a continua revisione, ma non può essere
negata 'a priori', dato che esiste una letteratura scientifica e un'attività professionale che la descrive
e ne riconosce l'utilità".
Invece la Asociación Española de Neuropsiquiatría (c.a 2000 soci) nel 2010 ha pubblicato un parere
( online ) contro "l'uso clinico e legale della cosiddetta Sindrome di alienazione parentale",
concludendo "che la PAS, così come è stata ideata da Gardner, non ha alcun fondamento scientifico
e la sua applicazione nelle corti giuridiche comporta gravi rischi", nello specifico circa la possibilità
di un affido a un padre effettivamente abusante.
La American Psychiatric Association (APA, la stessa sigla dell'associazione degli psicologi) non ha
ancora espresso un parere ufficiale sull'alienazione parentale. In particolare, il suo Diagnostic and
Statistical Manual of Mental Disorders (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali,
DSM), riferimento per psichiatri, psicologi e altri professionisti non solo statunitensi, non ha
incluso l'alienazione (o terminologia equivalente) in nessuna delle sue versioni: 1952 (DSM-I);
1968 (DSM-II); 1980 (DSM-III); 1987 (DSM-III-Revised); 1994 (DSM-IV); 2000 (DSM-IV-Text
Revision), attualmente vigente. L'imminente DSM-5 [40] (atteso per il 2013) ha accolto la proposta di
Bernet (2008) e sta vagliando la possibilità di inserire il PAD tra i disturbi mentali, [41] cosa che
permetterebbe di ufficializzarne la diagnosi.
In Italia, la Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (SINPIA) ha più
volte citato l'alienazione parentale nelle sue Linee guida in tema di abuso sui minori (2007, online ),
riconoscendo la realtà del problema.
Sentenze
I procedimenti legali che citano la PAS o l'alienazione parentale sono diverse decine in molti stati
del mondo.
Hoult (2006: 3) afferma che "al 19 luglio 2005 , 20 anni dopo la prima descrizione fattane da
Gardner, la PAS è stata citata in 64 casi di custodia in 25 stati" (americani), elencati in appendice, e
in 112 articoli di riviste legali. Diversi siti promotori del riconoscimento clinico dell'alienazione
parentale elencano i vari casi giuridici, più o meno aggiornati: cf. p.es. il Canadian Children's
Rights Council ( Canada , altri paesi ) e l'elenco tenuto da Richard Warshak ( online ).
Le nazioni nelle quali almeno una volta, con o senza la specificazione "sindrome", è stata di fatto
riconosciuta legalmente sono USA (incluse alcune sentenze di corti supreme dei singoli stati),
Canada , Australia , Germania , Regno Unito (una sentenza della Corte d'appello del 2002), Israele ,
Italia , Svizzera .
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha citato l'alienazione parentale in diverse sentenze: [42] 2002
(dove viene affermato che "la sindrome di "alienazione parentale" è riconosciuta dalla comunità
scientifica internazionale"); 2003 ; 2006 ; 2006 ; 2007 ; 2008 ; 2008 ; 2008 ; 2010 ; 2011 ; 2011 .
In Brasile una legge del 2010 ( 12318/2010 ) riconosce l'esistenza dell'alienazione parentale e
impone al genitore alienante sanzioni di diversa gravità, che possono andare dal semplice
avvertimento, alla multa, alla revoca della potestà genitoriale.
In Italia è stata proposta (ddl 957/08 ) una modifica alla normativa relativa all'affidamento dei figli
con l'introduzione del concetto di PAS: "Il comprovato condizionamento della volontà del minore,
in particolare se mirato al rifiuto dell’altro genitore attivando la sindrome di alienazione genitoriale,
costituisce inadempienza grave, che può comportare l’esclusione dall’affidamento". Nelle
intenzioni dei proponenti la modifica proposta, "di notevole portata innovativa, intende scoraggiare
e bloccare quelle frequenti sottili manovre e denigrazioni strumentali volte a indurre nei figli la
Sindrome di alienazione genitoriale".
A quanto pare, nel nostro paese la prima sentenza che usa esplicitamente l'espressione "alienazione
parentale" (mentre la proposta di legge usa "alienazione genitoriale") è quella emessa dalla Corte
d'appello di Firenze il 13 febbraio 2009 ( online ), che ha imposto una multa di 1.000 € a una madre
giudicata alienante nei confronti del padre. La corte di cassazione ha riconosciuto l'alienazione
parentale nella sentenza 7452/12 . Uno studio di ricercatori italiani dell'università La Sapienza
(Lavadera, Ferracuti, Togliatti, 2012, abstract ) ha contato 12 sentenze di tribunali italiani dove le
perizie psicologiche hanno diagnosticato la PAS.
Parental Alienation Awareness Day
Il Parental Alienation Awareness Day (PAAD, "Giornata della Consapevolezza della Alienazione
Genitoriale", sito ufficiale ), fissato al 25 aprile, è dedicato a convegni e manifestazioni di
sensibilizzazione sull'alienazione parentale. Dalla sua ideazione nel 2005 diversi governatori statali
statunitensi hanno aderito all'iniziativa, che attualmente comprende New York, Maine, Connecticut,
Florida, Indiana, Iowa, Kentuky, Montana, Nebraska, Alabama, Arkansas, Georgia, Maryland,
Mississippi, West Virginia, Indiana, Oklahoma, oltre alle Bermuda.
In Italia la provincia di Roma ha aderito alla Giornata della Consapevolezza della Alienazione
Genitoriale a partire dal 2011, con votazione all'unanimità del consiglio provinciale ( delibera
online ).